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Profondo, rivoluzionario e melanconico.

Voglio spendere una parola per te di Greta Rodan è un’opera intensa, lirica e dolorosa, che esplora il fragile equilibrio fra solitudine, amore e resistenza.

Si distingue per uno stile narrativo che spesso rompe la quarta parete, instaurando un dialogo intimo e diretto con il lettore.

Attraverso le protagoniste – Sveva e Rossana – l’autrice mette in luce che essere vittime non è una scelta né una debolezza, ma il risultato di complesse dinamiche psicologiche e sociali. La persistenza in queste dinamiche deriva da peculiari meccanismi quali l’amore idealizzato, la manipolazione – in cui gli abusanti alternano violenza e affetto, ampiamente descritta dall’autrice – il senso di colpa e la bassa autostima.

Il libro è un invito a superare lo stereotipo delle vittime dipinte come “deboli” o “ingenue”, dimostrando che possono essere donne caparbie e intelligenti («Come è potuto capitare proprio a me? E a te, Sveva?»), ma emotivamente coinvolte e imprigionate in una rete di sentimenti, manipolazioni e contingenze.

Un romanzo che lascia il lettore arricchito e consapevole, dimostrando di essere non solo una storia, ma un gioiello di narrativa contemporanea.