Da cosa si fugge? Da un posto diventato troppo stretto, pericoloso, e spesso da se stessi.
Così Pablo, che insieme alla sua mamma abbandona per sempre il luogo malfamato in cui è nato, dopo che la sua vita è stata messa in serio pericolo, costringendolo a cambiare rotta.
E così Giulio, attore ricco e famoso, caduto in rovina dopo un incidente in cui ha causato la morte di un ragazzo, e che all’improvviso deve arrestare la sua corsa, perdendo la fama, l’amore di Mira e la stima della famiglia.
Pablo è l’ultimo degli ultimi, è tra i reietti, gli scartati e come via di fuga sceglie il mare.
Giulio, invece, diventa ultimo dopo una vita agiata, illuminata dai riflettori, e si rifugia nella sua vecchia barca attraccata al porto.
È qui che incontra Pablo, che in quella stessa barca vede un posto sicuro per sé e la sua compagna Treccì. E da questo incontro di solitudini, accomunate da un libro di Pablo Neruda, poeta il cui pensiero è sparso tra le righe del racconto, nasce un sodalizio quasi fraterno che durerà fino alla fine.
In un continuo parallelismo tra i personaggi, con una trama lineare, ben studiata, e un linguaggio chiaro e preciso, l’autrice accompagna il lettore in una storia, ammaliante e a tratti rocambolesca, che scandaglia l’animo umano, cogliendone tutte le sfumature, ricca di pathos, disperazione, ma anche di sincera solidarietà, in cui la diversità diventa un valore aggiunto. E il mare, quello che come dice Verga «non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare…», diventa elemento salvifico e luogo di incontro universale di anime sospese, smarrite, ma in qualche modo libere, proprio come quell’acqua che “sciacqua” i pensieri e culla il cuore.
Un romanzo sul giudizio e sul pregiudizio di una società che ama la facciata più che la faccia, che non ammette l’errore, perché con l’errore muore la fiducia, e allora non c’è più posto, non c’è più nessuna possibilità, e il senso di colpa corrode, quasi uccide. Il racconto si snoda proprio sulle relazioni tra gli esseri viventi, sul bisogno di compassione e comprensione, e l’Amore, quello universale, quello che non conosce genere, colore, razza e specie, è l’unica ancora di salvezza. A volte, però, sembra di leggere tra le righe, occorre una vertigine che riporti al centro le cose davvero importanti.
Un romanzo particolare, perché Pablo non è un uomo.